Domenico Pizzuti porta alla nostra attenzione un reportage inedito, frutto di una visita a queste famiglie, sulle tristi condizioni dei rom di Giugliano, sgomberati dai loro campi.
Secondo reportage sulle condizioni dei rom sgomberati dai campi inquinati di Giugliano
di Domenico Pizzuti
È facile sotto l’onda delle emozioni attribuire la morte del piccolo Enrico Husejnovic di quattro mesi, per una crisi respiratoria secondo i sanitari, dopo una corsa nella notte all’Ospedale San Giuliano alle condizioni di fortuna in cui versano dal 12 aprile i 466 rom sgomberati dai 13 campi di Giugliano dove almeno avevano un tetto. Al di là di ogni piagnisteo, giustificazione istituzionale pelosa o colpevole indifferenza per la comune umanità, occorre rendersi conto de visu delle condizioni in cui sono stati buttati – per dirla con il linguaggio schietto di P. Zanotelli – queste famiglie con numerosi bambini senza soluzioni alloggiative alternative anche provvisorie, come da anni richiesto in occasioni di sgomberi dal “Comitato campano con i rom” .
Questa mattina (13 maggio) con P. Zanotelli, alcuni componenti del Comitato indicato e la rappresentante molto attiva di Gioventù 90 ci siamo recati nei tre campi dove si sono temporaneamente sistemati su aree agricole private i nuclei rom sgomberati con le loro roulotte, caravan malconci, furgoni, auto, unico loro riparo e patrimonio di sopravvivenza. Nel primo accampamento di fortuna denominato dai volontari “Mediterraneo” perché di fronte ad un pretenzioso hotel “Le Magnolie” della società “Mediterraneo”, dove sono dislocate ai margini sotto un sole cocente circa una ventina di furgoni ed altri automezzi, incontriamo i capofamiglia attorniati da donne e bambini che cercano di organizzare la sopravvivenza in attesa dei servizi primari promessi dal Comune e dalla Prefettura: hanno individuato una condotta d’acqua e per non disperderla hanno applicato un rubinetto e poi dove buttare la spazzatura e così via…Solo in questo caso, per forza maggiore, si può dire che non si lavano come vorrebbe la vulgata berlusconiana per le c.d. sinistre.
In data 10 maggio, un fax indirizzato al Prefetto di Napoli dott. De Martino da parte di rappresentanti degli ex-campi 1, 6, 7, da Alex Zanotelli, da Alexander Valentino (LAN) e Katiusha Orabona (Gioventù 90), richiama che dopo l’incontro del 20 aprile con il Prefetto ed il Sindaco di Giugliano «Ci sono state date rassicurazioni per interventi che dotassero i nostri accampamenti di fortuna di servizi di prima necessità come acqua, elettricità, bagni chimici, un riparo per le persone più bisognose nonché di pulmini che accompagnassero i bambini nelle scuole. Ricordiamo che la nostra insostenibile situazione è stata causata dalla demolizione, senza legale preavviso, di tutte le nostre abitazioni. Dopo oltre 20 giorni di attesa siamo ancora qui in mezzo alla strada e sparsi nelle terre del giuglianese. Ci auguriamo di poter al più presto incontrare le autorità competenti e chiarire le modalità di tali azioni promesse».
Forse le incombenze delle vicine elezioni amministrative scacciano altre preoccupazioni, anche perchè i rom non votano…ma non si possono lasciare donne incinte e bambini in queste condizioni perchè fuori dei nostri sguardi o meglio del nostro sistema sociale come I paria nel sistema delle caste in India. Fuori delle strade pulite che inquadrano la zona ASI con lucenti e colorati fabbricati industriali in via di espansione si trovano queste autentiche “discariche umane” in cui la nostra comune umanità è maltrattata ed abbandonata non solo per ritardi istituzionali, amministrativi e culturali, ma per l’indifferenza delle popolazioni circostante e delle stesse comunità religiose del territorio che non possono continuare a cantare credibilmente l’Alleluia pasquale o Ave Maria nel mese di maggio!
Nel secondo campo dove in uno spazio ristretto sono accampate una quindicina di famiglie o più senza provvista di acqua ed altre comodità si fa per dire, ci rechiamo per incontrare la famiglia del piccolo defunto. Ci viene incontro un nugolo di bambine e bambini sorridenti, ed uno di loro apre la bocca per dire: «Siete venuti per lo sgombero!». Il giovane padre di Enrico affranto con un bambino in braccia ci butta in faccia: «Dov’è Gesù, ed anche Padre Pio. A che serve l’acqua benedetta al funerale. Era meglio se il Padreterno se lo prendeva direttamente». La giovane madre provata vuol farsi leggere che cosa dicono i giornali del suo piccolo, balzato al necrologio delle cronache. Le altre donne ci vogliono dire come vivono in questo abbandono, perché dormono da un mese all’interno dei furgoni tutto fare o nelle auto che non mancano.
Se nel primo “Reportage dal camp rom di Giugliano” (La Repubblica Napoli, 4 dicembre 2010, p. X),
in riferimento alla dispersione sul territorio in 13 campi di queste famiglie vive e pacifiche ci sembrava di «trovarci nella Repubblica rom di Giugliano (…), con cui mischiarci e convivere per crescere in umanità», oggi sulla terra bruciata e nelle discariche dove sono accampati questi esseri umani “Sgomberati” per mala sorte secondo ore infantiun, ci sembrava di trovarci nel deserto anche se fuori porta di Giugliano.
Di fronte a questi problemi umani o umanitari, le nostre diatribe politiche, amministrative, e religiose
sono autentica “monnezza”, ci si perdoni la durezza.
Napoli 13 maggio 2011